Mago Smemorino

On 1 gennaio 2013 by Nonna Tina

In un bosco nascosto da rovi, sterpi e alberi secolari c’è uno splendido castello. Un tempo era la dimora sontuosa di un re e di una regina, ma oggi in questo castello vive un mago molto speciale: il mago Smemorino. Sovente, egli si aggira per il bosco alla ricerca delle erbe necessarie per le sue pozioni magiche. I cacciatori e gli animali del bosco che hanno modo di vederlo lo descrivono come un vecchietto con barba e capelli lunghi e arruffati, lungo cappello a cono sul capo, tunica ampia fino ai piedi. Ma a colpire più di ogni altra cosa è l’aria svampita del mago, lo sguardo perso nel vuoto e i modi goffi e impacciati. Assorto nei suoi pensieri, gesticola con la bacchetta magica in mano.

Il mago vive con amici stravaganti che lo aiutano e gli fanno compagnia:

un pipistrello che dorme tutto il giorno e si sveglia e fa baccano quando tutti sono a nanna,

un grillo canterino stonato,

una mosca così grande che riesce a stento a volare. 

Il nostro mago è chiamato da tutti Smemorino, perché ormai non ha molta memoria. Non ricorda bene le formule magiche e quando fa qualche incantesimo o prepara una pozione combina dei disastri. Un giorno si reca al castello un rospo. 

Toc-toc

  • Chi bussa alla mia porta?
  • Sono Tobia,il rospo che vive nello stagno qui vicino.
  • Cosa vuoi a quest’ora del mattino?
  • <Se mi fate entrare ve lo spiego.
  • Io non ho tempo da perdere con te, perché ho tante cose da fare.
  • Vi prego fatemi entrare.

Vista l’insistenza del rospo, mago Smemorino manda il grillo ad aprire la porta.

  • Vieni,vieni avanti. Siediti qui e dimmi cosa desideri.

Il rospo si siede saltando su uno sgabello a forma di fungo.

  • Signor mago…
  • Lasciamo stare i convenevoli e andiamo al dunque.
  • Ecco sono disperato perché tutti i miei amici hanno la fidanzata o la moglie e io pur avendo dichiarato il mio amore a tante ranocchie nessuna mi ha preso in considerazione. Tutte mi hanno detto la stessa cosa.
  • Cioè?
  • Che sono brutto,anzi orribile!
  • E io cosa posso fare?

Voi potete aiutarmi, perché con una magia mi potete trasformare. Se io diventassi bello sono sicuro che tante ranocchie cadrebbero ai miei piedi e io potrei scegliere tra loro la mia fidanzata.

Tobia scoppia a piangere. Il mago Smemorino si commuove e decide di aiutare il povero rospo.

Subito prende un grosso calderone colmo d’acqua,lo mette sul fuoco e chiama tutti gli amici a raccolta:

  • Grillo, portami un’ala di farfalla!
  • Subitooooooo Maaagooo (stonando così tanto che gli altri nostri amici sono costretti a coprirsi le orecchie con le mani!)
  • Pipistrello, svegliati!!! e prendi una zampa di topo. Il povero pipistrello si sveglia di soprassalto e sbadigliando e brontolando obbedisce .

Il mago mescola il tutto, aggiungendo una magica polverina bianca e lascia cuocere per tre ore. Quando l’intruglio si raffredda lo versa in una bottiglietta e lo dà a Tobia.

  • Ascolta bene, per tre giorni, dopo aver fatto colazione, bevi un cucchiaino di questa pozione e ripeti questa formula magica. Vediamo se me la ricordo.
  • Doia, doria fammi bello. No,no ,non è così. Ora ricordo: Piro,piroi fammi bello. Caro Tobia diventerai il rospo più bello di tutto lo stagno e degli stagni vicini, puoi starne certo!-Parola di Mago.

Tobia ringrazia il mago e felice ritorna nello stagno, sperando che la pozione magica cambi la sua vita. Per tre giorni segue le indicazioni del mago, ma invece di diventare il più bello del suo stagno e di tutti quelli vicini, si trasforma, ahimè, in un ragno repellente!

Tutti gli abitanti dello stagno quando lo vedono scappano via impauriti. Sanno che il ragno ha un liquido velenoso,molto pericoloso. Tobia non riesce a spiegarsi il loro comportamento. Lo capisce solo quando si specchia nell’acqua dello stagno e rimane senza parole. Non è diventato bello,ma si è trasformato in un ragno.

  • Povero me sono più brutto di prima. Che disgrazia! Come faccio ora?

Persino la sua mamma non lo riconosce e, quando entra in casa, lo prende a bastonate.

  • Brutto mostro,vattene. Mi vuoi sporcare la casa con la tua tela appiccicosa? Via,via da casa mia.
  • Mamma sono io il tuo Tobia.
  • Ti sei bevuto il cervello? Non sei mio figlio,sei un ragno.

Il povero Tobia deve scappare per non prendere altre bastonate e si reca al castello da mago Smemorino. Entra attraverso una finestra aperta.

  • Mago Smemorino, mago Smemorino.
  • Chi mi chiama?
  • Io.
  • Non vedo nessuno. Stai a vedere che oltre alla memoria sto perdendo anche la vista!
  • Sono Tobia e sono appeso al lampadario.
  • Il mago guarda, ma vede solo un ragno.
  • Dove sei Tobia?
  • Ve l’ho detto sono appeso al lampadario e non sono più un rospo,perché la vostra pozione mi ha trasformato in un ragno.
  • Com’è possibile?
  • Questo non lo so. Dovreste saperlo voi.
  • Sicuramente ho sbagliato la formula magica. La mia memoria non è più quella di un tempo.

Grattandosi la testa e poi lisciandosi la barba cerca di ricordare la formula giusta.

  • Vediamo se è questa : Ghiro-ghiri diventi bello.” No,no, non mi sembra proprio così.”Sputor-sputari sei bello.” Non è nemmeno questa.
  • Povero me! Se non ricordate la formula dovrò restare per sempre un ragno fino alla fine dei miei giorni,senza i miei amici e la mia famiglia. Mago Smemorino vi prego ricordate la formula. Non mi importa di diventare bello,l’importante è che io ridiventi rospo.

Mago Smemorino pensa e ripensa,ma proprio non riesce a ricordare la formula magica.E’ un vero disastro! Ad un tratto gli viene in mente che su in soffitta c’è il suo libro di magia in cui sono scritte tutte le formule.

  • Mosca vai subito a prendere il mio libro e portamelo.

La mosca ritorna di volata con un grosso libro. Il mago lo prende e dopo aver sfogliato alcune pagine esclama :

  • Ecco la formula giusta. Ora la ricordo benissimo. “Biri-birò rospo ti fo”

Ripetendo questa formula il mago Smemorino tocca Tobia con la sua bacchetta magica che immediatamente ridiventa rospo, non un rospo bellissimo, ma riacquista le vecchie sembianze.

Tobia ha sempre pensato di non essere abbastanza bello, ma dopo la trascorsa avventura impara ad apprezzare le qualità che possiede. Egli ringrazia il mago e ritorna nel suo stagno.

Ora quando si guarda non si vede brutto come prima, si accorge di avere occhi grandi e sinceri e si piace così com’è. Nonostante ciò, sa che gli altri continuano a vedere in lui il brutto rospo di prima e ormai si rassegna a vivere da solo,senza la compagnia di nessuno. Un giorno, mentre è steso al sole sul bordo dello stagno, sente gridare. Si alza, guarda nell’acqua e vede una ranocchia in pericolo. Un serpente ha avvolto nelle sue spire la poveretta e la sta soffocando. 

Tobia senza pensarci due volte si lancia nell’acqua e va in aiuto della ranocchietta. Ingaggia una lotta all’ultimo sangue con la bestia, prende un sasso appuntito dal fondo dello stagno e colpisce con quello la testa del serpente, che lascia libera la ranocchia, allentando la presa. Tobia dopo aver rincuorato la poveretta la porta in superficie. 

La ranocchia lo ringrazia,

lo loda per il coraggio dimostrato, perché non ha esitato a mettere in pericolo la sua vita per salvarla. Quel rospo non le sembra poi tanto brutto. I due si frequentano e da quel giorno non si lasciano più. Mettono su famiglia e vivono felici con i loro piccoli nello stagno. Tobia dice :

  • Finalmente ho capito che la bellezza non è tutto nella vita,non è l’unica e sola arma vincente, ma per avere successo  sono necessarie altre qualità.

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