Il Pesciolino d’Oro

On 25 giugno 2016 by Nonna Tina

Si sente aria di vacanza, i bambini già sognano il mare e i giochi sulla spiaggia… è il momento giusto per raccontare questta fiaba sul mare e i suoi abitanti!

il pesciolino d'oro

Sulla riva del mare, proprio sulla sabbia, sorgeva una minuscola capanna, assai misera all’aspetto.
Vi abitavano un vecchio pescatore con la moglie. I due vivevano in grande povertà. Il vecchio intrecciava con le sue mani le reti, con le quali usciva in mare aperto per pescare e poter così campare alla bell’è meglio.
Un giorno, come d’abitudine, aveva gettato la rete, ma quando la volle tirare su, gli sembrò pesante come non lo era mai stata e a malapena riuscì a trascinarla fino alla spiaggia. Guardò, pieno di curiosità e di speranza, ma la rete era vuota: vi era rimasto impigliato soltanto un pesciolino, diverso però da tutti gli altri: era d’oro.
– Caro pescatore,- supplicò il pesciolino con voce umana, – lasciami libero, lasciami tornare nel mare turchino. Ti saprò ricompensare. Se mi esaudisci, farò che tutti i tuoi desideri si avverino.
Il vecchio non ci stette a pensare su.
– Torna pure al tuo mare- rispose. – Tanto non saprei che farmene di te.
Gettò il pesciolino d’oro nell’acqua e rincasò a mani vuote.
Quando lo vide comparire la moglie gli chiese:
– Hai fatto buona pesca quest’oggi, vecchio mio?
– Tutto quel che ho preso è stato un pesciolino d’oro, ma l’ho gettato di nuovo nel mare.
Mi aveva supplicato con tanta insistenza! << Lasciami libero>>, ripeteva, << e io esaudirò tutti i tuoi desideri>>. Il poverino mi ha fatto tanta compassione, che non gli ho chiesto nulla e l’ho rimesso nell’acqua.
– Sciocco che non sei altro! Per una volta che la fortuna ti è capitata nella rete, non sei stato capace di afferrarla!
La moglie era fuor di se ’ dalla collera, e non c’era giorno che non gliene dicesse di tutti i colori, tormentandolo dalla mattina alla sera.
– Almeno gli avessi chiesto un po’ di pane! – ripeteva. – Tra poco non ne avremo più neppure un pezzetto da sfamarci! Di che cosa camperemo?
Il pescatore, che non ne poteva più delle lamentele della moglie, finì col cedere. Tornò alla spiaggia e chiamò a gran voce:
– Pesciolino! Pesciolino! Batti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
Il pesciolino, guizzando rapido, si avvicinò alla riva.
– Che cosa desideri, vecchio?
– Mia moglie è in collera con me, e mi ha ordinato di chiederti un po’ di pane.
– Torna a casa: troverai pane in abbondanza.
Il pescatore tornò alla capanna.
– Allora, vecchia mia, abbiamo pane?
– Si, pane c’è, e in quantità. Ma vedi un po’ che disgrazia. Il secchio si è staccato dalla corda ed è caduto nel pozzo. Come faremo adesso ad attingere l’acqua? Va’ dal pesciolino d’oro e pregalo di procurarci un secchio nuovo.
Il pescatore andò in riva al mare e chiamò:
– Pesciolino! Pesciolino! Batti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
Il pesciolino arrivò guizzando:
– Che cosa desideri adesso, vecchio?
– Mi manda mia moglie, per chiederti un secchio per l’acqua.
– Sta bene- disse il pesciolino. – Avrete un secchio nuovo.
Il vecchio tornò alla capanna, e trovò la moglie che lo attendeva sull’uscio.
Va’, corri dal pesciolino e pregalo di costruirci una capanna nuova. Non è più possibile vivere in questa. Vedi com’è cadente.
E il pescatore tornò una volta ancora alla riva.
Pesciolino! Pesciolino! Batti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
Il pesciolino batte’ l’onda col codino, spuntò fuor dall’acqua col musino e chiese.
– Che cosa vuoi?
– O pesciolino, facci avere una capanna nuova! Mia moglie non mi dà pace e borbotta tutto il giorno: << Non voglio vivere più in questa capanna. Non vedi com’è cadente?>>.
Non ti crucciare, vecchio. Torna a casa. Sarà fatto secondo il tuo desiderio.
Il pescatore tornò a casa: al posto della catapecchia cadente c’era una bella capanna di assi di quercia, tutte intagliate e scolpite. Ma la moglie gli andò incontro di corsa, più arrabbiata e più brontolona che mai.
-Sciocco che sei! Perché non approfitti della fortuna? Perché ti accontenti di chiedere solo una capanna? No, no, torna di corsa dal pesciolino e digli: << Mia moglie non vuol più vivere da poveretta; vuol diventare duchessa ed essere circondata da una schiera di servitori, che s’inchinino davanti a lei>>.
Il pescatore si recò di nuovo in riva al mare e gridò ad alta voce:
– Pesciolino! Pesciolino! Batti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
E il pesciolino d’oro si affrettò ad avvicinarglisi, guizzando svelto.
– Che cosa desideri ancora, vecchio?
– Mia moglie non mi dà requie- sospirò il pescatore,- e adesso mi sembra ammattita. Non vuol più vivere da poveretta; vuol diventare duchessa.
– Sta bene, non darti pensiero. Torna a casa e il desiderio si avvererà.
Il vecchio tornò a casa di corsa. Al posto della capanna di legno vide un palazzo di pietra, di tre piani. Numerosi servitori affaccendati attraversavano il cortile, in cucina i cuochi erano al lavoro ai fornelli, e la moglie, con indosso un magnifico abito di velluto, stava seduta in poltrona e impartiva gli ordini.
– Ti saluto, cara moglie- disse il pescatore.
– Oh, senti codesto tanghero! Come hai l’ardire di affermare che io, la duchessa, sono tua moglie. Olà, servitori. Prendete questo straccione, chiudetelo nelle scuderie e fategli assaggiare il sapore della frusta!
I servitori accorsero immediatamente, s’impadronirono del poveraccio, lo afferrarono per la collottola, lo trascinarono fino alle scuderie e lo staffilarono senza misericordia, tanto che non riusciva più né a sedere né a camminare. Non ancora soddisfatta, la moglie lo costrinse a sbrigare i lavori più umili. Armato di scopa, doveva spazzare la casa e il cortile, e mangiare in cucina, insieme con la servitù. Il pover’ uomo conduceva una vita assai grama. Doveva scopare il cortile tutti i giorni e guai a lui se gli sfuggiva sia pure un solo granellino di polvere, perché lo portavano nella scuderia e lo picchiavano.
<< Che strega>> pensava il pescatore. <<Gode tutta questa fortuna per merito mio e adesso si dà un mucchio di arie e non mi vuol nemmeno riconoscere per marito>>.
Trascorse così un certo tempo, poi la donna cominciò ad annoiarsi di essere duchessa. Ordinò al marito di presentarsi a lei e quando fu in sua presenza gli impose col solito malgarbo:
– Sbrigati, somaraccio, chiama il pesciolino e digli che io sono stufa di essere duchessa. Voglio diventare imperatrice.
Il pescatore obbedì, come sempre, e quando fu in riva al mare chiamò forte:
– Pesciolino! Pesciolino! Sbatti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
Il pesciolino arrivò, guizzando.
– Che cosa desideri questa volta, vecchio?
– Ah, mia moglie è più matta che mai- sospirò il pescatore. – Non vuol più essere duchessa. Adesso vuol diventare imperatrice.
– Non ti crucciare, vecchio. Torna a casa e tutto avverrà come tua moglie desidera.
Il vecchio corse a casa: al posto del palazzo a tre piani sorgeva ora uno stupendo castello, col tetto dorato. Le sentinelle vi montavano la guardia, camminando su e giù, e presentavano le armi. Dietro il castello si estendeva un magnifico parco, davanti c’era un bel prato verdeggiante, sul quale stava schierato un esercito. Proprio in quell’istante comparve la donna: indossava il manto regale e la corona, era circondata da generali e da cortigiani, e da uno degli spalti del castello assisteva alla parata: i tamburi rullavano, i timpani risonavano, le trombe squillavano e i soldati gridavano << urrà>>.
Ma non trascorse molto tempo che la donna ne ebbe abbastanza di fare l’imperatrice. Diede ordine di andar a prendere il pescatore e di condurlo davanti a lei, seduta in trono. Tutti quanti cominciarono ad agitarsi: i generali fingevano di darsi un gran daffare, i cortigiani correvano frettolosi avanti e indietro, chiedendosi qual era mai il pescatore che sua maestà desiderava vedere.
Cerca, cerca, alfine lo scovarono, incantucciato in uno dei cortili, e lo condussero dall’imperatrice.
– Su, svelto, pezzo di somaro! – gli comandò la moglie. – Va’ dal pesciolino e digli che non voglio più essere imperatrice. Voglio diventare signora dell’oceano. Voglio che tutti i mari e tutti i pesci siano soggetti al mio potere.
Il pescatore si rifiutò, ma non aveva scelta: se non avesse obbedito, l’imperatrice gli avrebbe fatto tagliare la testa. Fu costretto, quindi, a farsi coraggio e a tornare alla spiaggia.
– Pesciolino! Pesciolino! Sbatti l’onda col codino, spunta fuori col musino!
Il pesciolino non apparve. L’uomo ripeté l’invocazione, ma inutilmente.
Chiamò una terza volta. Ed ecco che il mare schiumeggia, si gonfia, incollerito.
L’acqua, già limpida e turchina, si fa cupa e minacciosa. Alfine il pesciolino comparve:
– Che cosa desideri, ancora, vecchio?
– – Mia moglie è pazza da legare. Non vuole più essere imperatrice; vuol diventare signora dell’oceano, vuol regnare, su tutti i mari, ed essere la sovrana di tutti i pesci.
Il pesciolino non rispose: si volse e si rituffò nel più profondo del mare. Il pescatore riprese la via di casa. A un tratto sbarrò gli occhi, sgomento: il castello era scomparso, come se non fosse mai esistito. Al suo posto sorgeva di nuovo la minuscola, miserabile capanna di un tempo, e sulla soglia stava seduta la moglie, con indosso il solito grembiule, tutto toppe e rammendi.
Ripresero la povera vita di sempre. L’uomo andava tutti i giorni a pescare, ma per quanto si desse da fare e gettasse la rete, con la speranza di trovarvi impigliato un’altra volta il pesciolino d’oro, non lo ripescò mai più.

(Schaffgotsch) 

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