Leggenda Abruzzese: Le Rose

On 30 maggio 2023 by Nonna Tina

Abitava, nei dintorni di Nazareth un uomo ricco, certo Giacobbe. Correva voce ch’egli fosse assai generoso e trattasse con bontà fraterna i suoi dipendenti. Essendogli morto il vecchio giardiniere, due giovani che vantavano sapienza botanica gli si presentarono offrendo i loro servigi.

 

Giacobbe, dopo una breve conversazione condotta con acume, si convinse che Zaccaria, uno degli aspiranti al posto di giardiniere era un uomo leale ed onesto; l’altro, Osea, rivelò, al signore dal finissimo intuito, un carattere caparbio e un animo non sincero.

Fu dunque Zaccaria che riuscì ad ottenere l’occupazione ambita.

Costui dimostrò la sua contentezza e la sua gratitudine, prodigando al giardino che circondava la bella casa signorile tutte le cure più pazienti, e vorrei dire, affettuose. Non trascorse molto tempo, e le  più delicate fioriture ricompensarono la fatica dell’uomo.

Osea, indignatissimo per la preferenza accordata a Zaccaria, spiava, con sentimenti malevoli, l’opera di costui. La vittoria del rivale, espressa da una viva e profumata ricchezza di corolle, lo colpì come un insulto, ed il malvagio volle vendicarsi.

Una notte s’introdusse furtivamente nel giardino profanato e camminò a casaccio lungo una stradicciola solitaria.

La mattina il buon Zaccaria, costatando tanta rovina, restò come impietrito per la meraviglia e la pena. Poi, non sopportando la visione così desolante, uscì dal giardino e con furia vandalica  strappò, calpestò, distrusse tutti i fiori.

A gran voce esprimeva il suo rammarico e invocava un miracoloso aiuto: la provvida giustizia di Dio.

Una giovane donna, che reggeva fra le braccia un bambinello, si fermò vicino al giardiniere e rivelò, nel rivolgergli alcune domande pietose, una voce musicale che diede all’uomo uno strano subitaneo sollievo.

Senza titubanze, il buon Zaccaria, confidò alla sconosciuta il motivo del suo dolore.

  • Vai in pace.

Una serenità morbida, lucente, rese leggero il cuore di Zaccaria, che, senza spiegarsene la ragione, ritornò consolato verso il giardino.

Non poteva pensare ai fiori oltraggiati, alla bellezza distrutta. Lo sgomento, il rammarico erano fuori di lui.

  • Vai in pace.

La musica delle parole consolatrici accompagnava il cammino di una sua speranza misteriosa, che non osava confessare.

  • Vai in pace.

E non si stupì di scorgere, nelle aiuole già offese dall’umana cattiveria, il dolce primaverile sorriso di fiori incantevoli e profumati. E quei magnifici fiori, a protezione della loro vivida bellezza avevano una miriade di piccole armi: le spine.

Erano così nate le rose, dono di Dio all’uomo giusto, monito all’uomo cattivo.

Zaccaria, dopo un po’ di tempo, incontrò la dolce donna che lo aveva amabilmente consolato.  Capì, guardandole gli occhi luminosi, che era inutile raccontarle il prodigio.

Ella sapeva tutto. Accarezzò il capo del bambinello che la sconosciuta teneva fra le braccia.

  • Come si chiama questo fiorellino? – osò chiedere Zaccaria.
  • Gesù.
  • E tu, come ti chiami?
  • Maria.

Il buon uomo si allontanò, recando nella sua memoria quei nomi che avrebbero presto riempito di luce e di consolazione il mondo.

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